giovedì 16 gennaio 2014

UN MONDO DI PIRLA

A chi non è mai capitato di incontrare nel bel mezzo del cammin della propria vita del materiale umano un po' rincoglionito?  Furbo come le capre di Heidi. Interessante e simpatico come un attacco di diarrea a spruzzo.
Ecco, un pensiero a questa gente qua. Un pensiero laterale, ovviamente. Esistono varie sottospecie di pirla.
C'è la scema, quella invasata, quella convinta che la sua parola sia verità assoluta. Questa balenga trascorre le sue impegnative e dense giornate cercando di evangelizzare chiunque si trovi davanti; ogni due parole che dice compare un ringraziamento a Dio. Il fatto che poi, magari, passi i suoi dì commettendo atti impuri, mascherati da azioni di volontariato, non sembra importarle molto. Certo, anche Gesù perdonò l'adultera, ma non per questo l'adultera scassava i maroni a tutti raccontando vita, morte e miracoli di Gesù. Un'altra parte importante della sua giornata consiste nel pubblicare ogni minchiata disponibile sul suo profilo Facebook. In un italiano da denuncia all'Accademia della Crusca. Se Dante e tutta quella banda lì potessero leggere, inizierebbero a darsi all'autolesionismo e alle droghe. Tra l'altro, sarebbero anche facilitati visto che in Italia è stata da poco legalizzata la Cannabis. Il bello è che la sua scoperta di questo social network è piuttosto recente ma, nonostante ciò, in un mese è riuscita a recuperare anni di inattività. Se è stata capace di questo miracolo, le suggerisco di candidarsi per le prossime elezioni: chissà mai che a Palazzo Chigi comincino a fare qualcosa. Come se non bastasse, si fa foriera di principi etici neanche fosse Gandhi. Il fatto che abbia solamente la terza media è per lei una questione secondaria e irrilevante. Per carità, a volte c'è chi studia e il suo cervello rimane delle dimensioni di una mandorla oppure chi non ha studiato ed è comunque intelligente e colto. Però non è questo il caso: la scema o lo scemo, senza distinzioni di sesso, è pirla e, anche se avesse fatto un master all'Università di Oxford, scemo è e scemo rimane.
C'è poi quella che vive nel suo mondo di unicorni e castelli fatati.

mercoledì 15 gennaio 2014

BEGHE DI GOVERNO: I TAFFERUGLI DELLE LARGHE INTESE



Regrediamo. Ogni settimana regrediamo. Siamo ai livelli dei granchi, che camminano all'indietro. Siamo ai livelli di Pippi Calzelunghe, che un tempo recitava nei panni di una bambina un po' bruttina mentre ora si è data al porno.
Il nostro Matthew, Matteo Renzi, ha sentito il bisogno di chiarire le sue idee e le sue posizioni, soprattutto con Nerigo, Enrico Letta, e Alfy Alfy, Angelino Alfano. E ha deciso di scrivere una lettera, pubblicata su La Stampa. Avete presente le amiche dodicenni che litigano e poi si scrivono le lettere con i cuoricini? Ecco, ecco a che punto siamo arrivati. Secondo me adesso, per ripicca, Letta risponderà sul Corriere della Sera e Alfano su Libero. Poi tutti gli scritti verranno raccolti in un unico libro, Beghe di governo: i tafferugli delle larghe intese.
Matthew, però, ce l'ha anche con Luca Ricolfi, editorialista de La Stampa, che nel suo editoriale ha paragonato la segreteria di Renzi a Qui, Quo e Qua. E Matte se l'è subito presa. E gli ha risposto che Qui, Quo e Qua saranno pure un po' antipatici, ma almeno qualche problema lo risolvono. Invece, ha continuato Matthew, la classe dirigente è come Paperoga: dove tocca, sbaglia.
Vuoi dire altro, Matte? Magari fai anche qualche sparata sulla magistratura, sulla groviera, sulle tagliatelle di Nonna Pina, sulla Pimpa e su Peppa Pig così fai incazzare proprio tutti.
Quello che più infastidisce Matteo è che tutti critichino il Jobs Act e che pretendano che questa riforma venga solamente fatta da tecnici. E, a dire il vero, su questo non gli si può dare torto: perfino il Financial Times, che di solito ci stronca e ci dice che siamo delle cacche, ha detto che è pieno di aspetti positivi. Tra l'altro, per fare questa riforma, Matthew ha chiesto l'aiuto proprio della gente normale, della gente che ha delle difficoltà magari a pagare i propri dipendenti o a pagare le bollette.
Finalmente una politica a cui importa ciò che pensa il cittadino!
Ecco, a me è venuto un dubbio: non è che gli altri politici siano un po' gelosi di Matthew e del consenso che sta avendo? No, perché le loro giornate sembrano tutte volte a trovare un difetto, una sbavatura a Matte.
Voglio dirvi una cosa: non potete farci niente, è il più figo di tutta la band. Piuttosto che dire che non sa quello che dice o che va avanti con le frasi dei libri di Baricco, pensate voi a delle proposte per la riforma del lavoro o per la riforma elettorale. Poi ne riparliamo.
Poi è arrivato a parlare di Nerigo. Di Letta. Di Enrichetto. Tutti accusano Matthew di voler logorare Letta, dunque lui, con il tatto direttamente proporzionale all'eleganza di Umberto Bossi e inversamente proporzionale all'intelligenza del Trota, ha detto che se Letta si logora è solo perché governa male.
Al PD, per evitare la nascita di una corrente di lì ai due secondi successivi, hanno cominciato a stuccare tutte le finestre.

RIMPASTI E ALTRE FOLLIE: ECCO A VOI LA POLITICA ITALIANA

Non si può star fermi un attimo. Ne succede sempre una. Uno pensa che ciò che è successo il giorno prima sia già abbastnaza, che si sia già toccato il fondo. Poi si sveglia il giorno dopo, guarda il telegiornale e scopre che si è cominciato a scavare. Insomma, quando già le cose vanno maluccio, possono solo andare di merda.
Ovviamente, parliamo di politica. Prima si discute della legge elettorale, senza risolvere niente. Poi si discute di scuola, facendo solo casini. Poi si discute di lavoro, ma è tutto fermo. Ed ecco che, di punto in bianco, i problemi dell'Italia passano in secondo piano. Sì, perché, non so se ci abbiate fatto caso, negli ultimi due o tre giorni una parola, un grido risuona. E non è: "Alleluia!". Non è proprio un Alleluia, quello lo grideremo quando Camillo Benso, conte di Cavour, risorgerà e sostituirà tutte le leggi balenghe fatte in questi ultimi anni con lo Statuto albertino.
Cretinate a parte, la parola che risuona in questi ultimi giorni è rimpasto. E già il fatto che si paragoni la politica a una ricetta vi fa capire in che mani siamo finiti. Praticamente il nostro premier, Enrichetto Letta, vorrebbe mettere nella squadra di governo alcuni esponenti renziani. Praticamente già vanno poco d'accordo così, all'interno della maggioranza, figuriamoci mettendo ministri renziani: così non solo ci saranno scontri tra PD, Nuovo Centrodestra e Scelta Civica. Ci saranno scontri anche all'interno del PD.Come mandare in dissenteria un Paese che già soffre di irregolarità intestinale in una semplice mossa.
Enrico, per piacere. Per piacere! Guarda che il rimpasto non porta bene. Guarda, io te lo dico per esperienza personale: quando sto cucinando un dolce, lo lascio lì, perché magari suona il telefono, e poi ricomincio a rimpastarlo dopo la telefonata, di solito viene una schifezza. Viene una roba triste, tutta molle e sottile. Non vorrai mica far fare la fine del mio dolce al governo? Rifare il mio dolce costerà, si e no, cinque euro, rifare un governo, tra elezioni e balle varie, costa quattrocento milioni di euro. Pensaci bene, Nerigo: guarda che neanche Veronica Lario prende tanto così di mancia dal Berlusca!
Comunque Matteo e i suoi non sono così favorevoli al rimpasto, dicono che non gli conviene.

martedì 14 gennaio 2014

LETTERA ALL'ITALIA

Cara Italia,
non è forse vero che hai passato periodi migliori? Non è forse vero che c'è stato un tempo in cui quelli che ti governavano non erano inquisiti? Non è forse vero che, una volta, le uniche cose che cadevano erano le foglie in autunno, mentre ora franano le bellezze di Pompei?
Italia, cara e bella Italia. Forse anche noi italiani ti amiamo di meno. Non c'è più la passione di una volta. Però, converrai anche tu, è difficile amarti in questo momento.
E' difficile, per un giovane o per un quarantenne, amare un Paese in cui le uniche persone al sicuro sono politici e anziani, questi ultimi sempre meno, a dire il vero. E' difficile amarti dopo aver dato un'occhiata agli altri Paesi europei.
E' difficile amare un Paese che è sempre indietro.
Come si può avere uno sguardo amorevole verso un Paese che non spende più di due euro per la ricerca? Come si può avere uno sguardo amorevole verso un Paese in cui i giovani, per andare all'università, devono spendere il doppio o il triplo rispetto a un giovane di un altro Paese europeo? Come si può avere uno sguardo amorevole verso un Paese dove ogni due giorni si verifica un episodio di femminicido e non si fa niente per risolverlo? Come si può vivere in un Paese dove regna l'omofobia? Come si fa a vivere in un Paese dove si discute solo dei diritti dei soldi, senza parlare dei diritti del cuore e dell'amore?

domenica 12 gennaio 2014

BASTA CUCINA IN TV

Dico la verità, a me piace guardare la televisione. Certo, non mi rimbambisco ventiquattro ore al giorno mettendomi davanti a questa né passo il sabato sera a piangere come un demente davanti a C'è posta per te. Però, quando sono a casa e ho finito di fare quello che ho da fare, mi piace stravaccarmi sul divano e guardare un po' di televisione.
Però, da un po' di tempo a questa parte, accade una cosa strana: appena tu accendi la tv, in qualsiasi momento, c'è un balengo qualsiasi che sta cucinando. Sembra che noi da soli non siamo più capaci di farci un piatto di pasta, che, se non ci fossero loro a dirci che la pasta bisogna buttarla nell'acqua che bolle o che per far friggere le patatine c'è bisogno dell'olio, noi non mangeremmo più. Certo, forse a Giuliano Ferrara farebbe bene non mangiare più, ma questo è un altro discorso.
Comunque, tu accendi la tv e vedi gente che cucina. Ad esempio, se verso mezzogiorno vuoi accendere la tv per rilassarti e ascoltare, che so, qualcosa di leggero mentre prepari il pranzo, non puoi. Infatti, accendi Rai 1 e becchi La Prova del Cuoco: un programma condotto da una che sembra lì per caso, che non sa la differenza tra un'insalata e una bistecca, che da piccola non è riuscita a partecipare allo Zecchino d'Oro e ora continua a cantare e ballare le canzoni di questa trasmissione come se fosse rimasta in età d'asilo. Poi c'è anche un'altra signora, che dovrebbe farmi il favore di restare a casa e cucinare le sue robe lì, praticamente una gallina petulante, un'oca ciacolante che ha la voce di una persona stitica che prova a fare la cacca: "Oggi cucino le lasagne al forno". Di contorno a queste due, su cui evidentemente la pasta delle pizze ha lo stesso effetto degli spinelli, ci sono un pubblico urlante e altri mille balenghi che cucinano cose che secondo loro sanno fare solo loro che sono cuochi ma, secondo me, sappiamo fare tutti senza fare tante parole.
Voi direte: "Vabbè, se non ti piace cambia canale!". Infatti. Io cambio canale perché non voglio vedere gente che cucina. Metto su La 7 e cosa mi becco? I menù di Benedetta. Un'altra trasmissione di cucina. No, no e ancora no!!! Questa è un'invasione! Vedi questa che, mentre cucina, parla da sola come se fosse una schizzofrenica, una che si esalta quando la maionese non impazzisce e quando riesce a non far scuocere la pasta. Questa cucina delle cose che una persona con un briciolo di cervello non farebbe mai. Pasta con gli amaretti. Gelato alle uova. Zucchini caramellati. Ma Benedetta? Ma hai fatto uso di sostanze che ti fanno vedere il mondo tutto rosa? Mi metto a mangiare gli zucchini dolci? Di rabbia, forse, visto che evidentemente a mezzogiorno in televisione puoi guardare o gente poco furba che cucina o La signora in giallo. E ne faccio a meno di guardare quella signora porta sfiga, perché non è possibile che dove va lei viene costantemente ucciso qualcuno nelle circostanze più strane, tipo quando cercava di fare due per due senza calcolatrice o stava scrivendo la lista della spesa. E solo lei è in grado di trovare il colpevole!
Spengo la tv. "La guarderò stasera", mi dico. Magari ci sarà qualcosa di meglio.

POLITICI, MUOVETE IL VOSTRO VENERABILE DERETANO!

Non è stato propriamente un buon inizio d'anno per l'Italia. Tra dimissioni di viceministri, clima freddo tra i due uomini del PD, Matthew ed Enrico, scossoni nella maggioranza, sicuramente non si può star tranquilli.
A farci passare dal clima di serena malinconia a quello di preoccupante disperazione ci pensano i dati forniti dall'Istat per quanto riguarda la disoccupazione: in sei anni i disoccupati sono raddopiati, passando da 1 500 000 a più di 3 000 000. La disoccupazione giovanile è poi arrivata al 41,6%. Cosa sta succedendo? Ve lo spiego io.
Praticamente i politici chiacchierano, banchettano, fanno salotto mentre l'Italia declina. Mentre l'Italia va del culo, scusate il francesismo. Praticamente i politici cercano ogni giorno nomi nuovi da dare alla tassa sulla casa, pur non essendo molto portati, cercano di capire quale sia la legge elettorale che possa garantirgli un posto in Parlamento mentre l'Italia va sempre più giù. Si parlava, è vero, di ripresa e tutti avevamo tirato un picccolo sospiro di sollievo. Ora ho capito di che ripresa parlavano: la ripresa a farsi i cazzi loro sulla pelle nostra.
Amici cari, non è forsa giunta l'ora di darvi un andi? Di muovere il vostro venerabile culo? Vi spiego una cosetta: se continuate così, a fare niente, succede che ci sarà sempre meno lavoro e i giovani saranno costretti ad andarsene a frotte. Tra vent'anni l'Italia sarà un Paese popolato da bastoni per la vecchiaia e dentiere.
Matthew, ossia Matteo Renzi, sta mettendo a punto una riforma del lavoro. Il cosiddetto Piano Lavoro o Jobs Act.

sabato 11 gennaio 2014

NOMI E COGNOMI

L'Europa condanna l'Italia. Ci sgrida. Insomma, ci fa il mazzo. Certo, non è una novità. Ormai ci siamo abituati. Ma la domanda è: perché? Per la legge elettorale? No. Per il pareggio di bilancio? No. Per la spending review? No.
L'Eurpoa ci fa il mazzo perché in Italia se due genitori vogliono dare solo il cognome della madre al figlio non possono. E cosa rispondono i politici italiani? Annamaria - adenoidi di piombo - Cancellieri dice che entro tre mesi i meccanismi verranno facilitati. Enrico Letta ha detto che bisogna intervenire subito e che l'Europa ha ragione.
Allora, allora. Solo un pensiero. Laterale, ovviamente. Per carità, è giustissimo dare la possibilità alle madri di dare il loro cognome ai figli. E' anche un passo in avanti per quanto riguarda la parità tra uomo e donna. Poi, voglio dire, gli impiegati dell'anagrafe non fanno una piega se arriva un balengo che vuole chiamare il figlio Silvioberlusconi, tutto attaccato, e poi rompono le palle se una mamma vuole dare il suo cognome al figlio? Però, cari Letta e Cancellieri, non vi sembra che in Italia ci siano altre urgenze?
E' da anni che vi viene chiesta una riforma decente del lavoro e voi fate solo cagate (senza bisogno dell'Enterogermina, tra l'altro); è da anni che vi viene chiesto un riconoscimento per unioni civili, omosessuali e non, e non fate niente; è da anni che dovete fare questa maledetta riforma elettorale e siete ancora lì a cinchischiare... E ora, per questa storia dei cognomi che, con tutto il rispetto, ma rispetto ad altre problematiche è una minchiata, vi mobilitate subito? E' come se ci fosse un'edizione straordinaria del Tg1 perché a Berlusconi è venuto un capello bianco e non per la caduta del governo. Come se Spiderman non si mobilitasse per scoprire il colpevole di un omicidio ma si muovesse perché un bambino ha mangiato di nascosto due biscotti.
E poi mi chiedo un'altra cosa. L'Europa si lamenta perché non c'è la possibilità di avere il cognome delle madri. Io penso che dovrebbe anche condannarci per alcuni nomi che i genitori scelgono per i figli.

venerdì 10 gennaio 2014

SCUOLA: SIAMO SU SCHERZI A PARTE?

Ma perché non parlare un po' di scuola? Per gli insegnanti è stato decisamente un buon inizio d'anno. D'altronde, come potrebbe essere altrimenti quando minacciano di decurtarti centocinquanta euro dallo tuo già non ricchissimo stipendio?
Ma praticamente cos'è successo? Praticamente i nostri amati politici hanno deciso che il leggero aumento degli stipendi degli insegnanti avvenuto nel 2013 per gli scatti di anzianità, bloccati negli anni precedenti, doveva essere restituito allo Stato. E ha deciso di rateizzare questa restituzione: centocinquanta euro al mese, appunto. Un po' come quando compri i materassi e non hai i soldi per pagarli subito. Solo che se compri i materassi, paghi e i materassi te li tieni tu. Invece qui lo Stato non ha più una lira e, al posto di risparmiare tagliando i costi della politica, chiede i soldi agli insegnanti.
La scuola è diventata un po' come il benzinaio: quando la macchina rimane a secco, si va da lui e si mette benzina. Quando lo Stato rimane a secco, taglia nella scuola.
Se andiamo avanti così, tra dieci anni gli studenti studieranno guardando le repliche di Superquark su Youtube; così non dovranno nemmeno più portare a scuola la carta igienica da casa o chiedere al prof di andare in bagno: mettono in pausa ed espletano i loro bisogni direttamente sul proprio water.
La nostra ministra dell'Istruzione, Maria Chiara mozzarella in Carrozza, ha detto di non sapere nulla di questa storia dei centocinquanta euro. Maria? Chiara? Carrozza che si trasforma in zucca? Ma come non ne sapevi niente? Sei la ministra dell'istruzione, mica la ministra del formaggio coi buchi! Chi deve sapere cosa succede nella scuola? Il ministro degli affari esteri? La nonna Pina che sta cucinando le tagliatelle?
Però, perché bisogna poi dire anche la verità, si è subito schierata contro questa iniziativa. Anche il nostro Matthew, Matteo Renzi, ha detto la sua: ha dichiarato che credeva di essere sul set di Scherzi a parte. Io, Matthew, ti stimo... Però mi hai rubato una battuta! Comunque ha ragione anche lui: si taglia, si taglia e ancora si taglia nella scuola ma gli stipendi dei politici rimangono gli stessi. Un insegnante prende in media millecinquecento euro, un politico sei volte tanto. Sai che risparmio se gli stipendi dei politici venissero tagliati anche solo, mettiamo, di un quarto?
Comunque è poi tutto rientrato.

giovedì 9 gennaio 2014

SCUOLA MATERNA STATALE "PALAZZO CHIGI": UN COVO DI RIPETENTI

E' finito un anno, ne è cominciato un altro. Ogni trecentosessantacinque giorni è la solita solfa. Finita l'indigestione di panettoni, pandori, spumanti, si torna alla solita vita di sempre.
Anche i nostri politici, dopo essersi ritirati per il periodo natalizio ai Caraibi e in quel di Cortina, tornano alla loro vita di sempre, alle loro beghe da terza elementare.
Il nostro premier, Letta, vuole trovare un'intesa con i partiti della maggioranza sull'agenda di governo per questo 2014. L'agenda ha preso il nome di "Impegno 2014". Ora, Enrico caro, sei sicuro di aver scelto il nome adeguato? Perché secondo me la parola impegno associata a governo è pura utopia. Come la parola neurone associata a Homer Simpson. Come l'espressione voce melodiosa associata al ministro Cancelieri. Come l'aggettivo profumata associato a merda.
Andiamo più a fondo, però. Cosa prevede questa agenda di governo? Nessuno lo sa. O meglio, i punti fondamentali sono sviluppo, lavoro e riforme. Peccato che nessuno abbia idee su come risolvere questi tre nodi. Se si passa davanti a Palazzo Chigi e si vedono tante lampadine accese è perché i politici sono seduti sul water che pensano e ripensano come salvare il nostro Paese.
Comunque Letta è fiducioso: si è incontrato con quelli di Scelta Civica che sembrano d'accordo sulla sua agenda e anche Alfano sembra sulla medesima lunghezza d'onda. Enrichetto nostro è un po' preoccupato solo per quel che riguarda il PD: per alcuni le proposte di Letta in campo economico e sociale sarebbero troppo riformiste. Ma ci rendiamo conto? Letta, uomo PD, teme non che gli altri partiti gli rompano le palle, ma che sia il suo partito a fracassargli i maroni. Un po' come se alla maturità i professori interni ti mettessero i bastoni tra le ruote e quelli esterni ti passassero le domande della terza prova. Come se Silente avesse paura di Harry Potter e non di Voldemort.
Siamo alla follia! Però, intanto, tutto è fermo. L'unico che si muove, manco a dirlo, è Matthew. Matteo Renzi. Sì, perché, mentre gli altri si incontrano amabilmente per il te delle cinque parlando di cosa gli è stato portato da Babbo Natale e cosa la Befana, intervallando i due discorsi con una chiacchierata sulla situazione del nostro Paese, lui ha parlato con Monti, preparato un testo sulle unioni civili e sta mettendo a punto il Piano Lavoro. Praticamente gli altri sono coricati sul divano, lui invece gira il sugo, stende i panni, pulisce il bagno, mette a bollire l'acqua per la pasta e cucina l'arrosto.
Siccome sta anche brigando per la legge elettorale, tutti hanno paura che voglia andare alle elezioni in primavera. Nello scenario politico italiano è talmente inusuale che qualcuno si dia da fare, che appena succede si grida alla catastrofe. Matthew dice che i politici che hanno paura del suo attivismo sono semplicemente attaccati alla loro poltrona e al privilegio che questa comporta. Io gli credo. Ci sono politici che sulla poltrona di Palazzo Chigi pagano l'IMU, sapete? E' considerata seconda casa.
Ma veniamo a parlare della legge elettorale. Qui cambiamo scenario: dal clima da terza elementare regrediamo all'asilo. Siamo in un covo di eterni ripetenti.

mercoledì 8 gennaio 2014

SECONDO ME LA DONNA di GIORGIO GABER

Secondo me la donna e l’uomo sono destinati a diventare uguali. In questa nostra epoca, la civiltà si è data un gran da fare per attenuare certe differenze che erano causa di profonda ingiustizia. C’è stato un graduale avvicinamento, nel modo di comportarsi, di sentire, di pensare. Insomma, di vivere. Fino alla tanto sospirata parità. Però, secondo me, all'inizio di tutto, c'è sempre una donna.
Secondo me, la donna è donna da subito. Un uomo è uomo a volte prima, a volte dopo. A volte mai.
Secondo me una donna è coinvolta sessualmente in tutte le vicende della vita. A volte persino nell'amore.
Secondo me, una donna innamorata imbellisce. Un uomo... rincoglionisce.
Secondo me in un salotto, quando non c'è neanche una donna, è come recitare in un teatro vuoto. Se invece non c'è neanche un uomo, tra le donne si crea una complice atmosfera di pace. Appena arriva un uomo è la guerra.
Secondo me un uomo che dice di una donna: "Quella lì la dà via", meriterebbe che a lui le donne non gliela dessero proprio mai.
Secondo me una donna che dice ad un uomo con cui sta facendo l'amore: "Come con te con nessuno", andrebbe comunque arrestata per falsa testimonianza.
Secondo me per una donna che non ha fortuna in amore, non si può usare il termine sfigata.
Secondo me gli uomini, si sono sempre occupati del potere sulle cose, le donne del potere sulle persone. Ma questa è seria, non c’entra niente.
Secondo me le donne, quando ci scelgono, non amano proprio noi, forse una proiezione, un sogno, un’immagine che hanno dentro. Ma quando ci lasciano, siamo proprio noi quelli che non amano più.
Secondo me, una donna che si offre a un uomo sessualmente ed è respinta rimane sconcertata. Non ci può credere. Il suo primo pensiero è che lui sia omosessuale, ma in genere questa versione non regge. E allora pensa: “E già, lui si difende...  Ha paura di essere troppo coinvolto emotivamente ... Oppure si sente bloccato dall'eccessiva eccitazione”. Il fatto che lei possa non piacere è un'ipotesi che non può assolutamente prendere in considerazione.
Donna: l'angelo ingannatore. L'ha detto Baudelaire.
Donna: il più bel fiore del giardino. L'ha detto Goethe.
Donna: femina maliarda. L'ha detto Shakespeare.
Donna: sei tutta la mia vita. L'ha detto un mio amico ginecologo.