Non so se l’abbiate sentito. Un papà, un po' di tempo fa, ha mandato una mail al quotidiano La Repubblica amareggiato, indignato e allibito in quanto il figlio si era dimostrato dispiaciuto perché quel giorno non aveva avuto le ore di latino previste, probabilmente a causa dell’assenza del professore o della professoressa. Allora… Prima considerazione: il fatto che un ragazzo si dispiaccia perché manca la professoressa e salta le ore di latino è di per sé preoccupante… Sarebbe come dire che Berlusconi si dispiace se, svegliandosi, si trova nel letto la Carfagna e la Minetti: una cosa impensabile!
Ora parliamo seriamente: questo papà pensa che il latino sia inutile, pensa che il figlio sia uno squilibrato ad amare la letteratura latina, pensa che il latino non serva a nulla. Pensa che sia una materia effimera che non dovrebbe essere insegnata nelle scuole italiane. Critica i politici italiani perché, secondo lui, non dovrebbero far sì che i ragazzi impegnino tante energie per imparare una lingua morta, perché inculca l’idea che questa lingua sia importante e perché, come la lingua che si ostinano a far studiare è morta, così anche loro sono morti.Per carità, non voglio sicuramente difendere i nostri politici. Però, caro mio, per una cosa che riescono a fare bene, proprio questa devi criticare? Da quello che c’è scritto nella lettera, il figlio avrebbe detto al padre che il latino è cultura. E lui avrebbe risposto che studiare certe materie è inutile, perché con la cultura non si mangia. Potrei dirle di andare da scrittori, intellettuali e, guarda cosa arrivo a dirti, da case editrici, sia grandi sia piccole, poi vedi cosa ti rispondono. Con cosa pensi che mangino, caro mio? Con la ristorazione? Con l’edilizia? Pensi che facciano quel lavoro per hobby e di notte facciano i buttafuori nelle discoteche? No, caro mio, vivono di cultura.
Però, guarda, facciamo finta che tu abbia ragione. Che con la cultura non si mangi. Anche se non serve a nulla, è un arricchimento, non trovi? Per come la pensi tu, anche il preservativo non serve a niente, perché si può rompere. Sì, è vero, si può rompere, ma nella maggior parte dei casi fa sì che si eviti l’Aids e che non ci siano gravidanze indesiderate. Dire che il latino non serve a nulla è come dire che, in questo momento, l’Italia ha una forte stabilità economica e politica: una minchiata! È vero, il latino non lo usi per chiedere al panettiere le pagnotte con la forma dei rostri su cui vennero poste le mani e la testa di Cicerone, non lo usi nei summit economici, non serve per usare il computer… Forse lo usano Mario Monti per parlare al suo cane e Berlusconi, perché pensa che sia la lingua delle ragazze latino-americane… Però questo non vuol dire che non sia importante conoscerlo: forse non ce lo ricordiamo, ma dal latino è nato l’italiano. Un prosatore latino, Quintiliano, ha messo nero su bianco i precetti della moderna pedagogia; Giustiniano ha scritto la prima opera di diritto, il Codex Iuris Civilis. Insomma, non penso sia proprio una lingua da eliminare!
Questo papà, poi, si è arrabbiato perché il figlio ama la letteratura latina… Ma cosa c’è di male se ti piace leggere le opere latine? Non è che il dizionario e i libri di latino servano solo agli uomini bassi quando devono cambiare le lampadine o raggiungere posti alti a cui non arrivano con la loro altezza naturale!
Poi, guarda, sono sicuro che dicendoti questo ti farò amare il latino: prova a leggere i carmi erotici di Catullo, potrai trarne ispirazione, secondo me. Tua moglie sarà contenta, garantisco io!
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